“L’approccio culturale si appoggia sulla
capacità delle popolazioni di comprendere e assumere il problema partire dal
proprio punto di vista e dalle proprie risorse culturali, adottando nuove
norme di comportamento conformi alla nuova presa di coscienza”.
- Mounir Bouchenaki, Vice Direttore Generale per la Cultura UNESCO –
Bisogna ammetterlo, le cose più interessanti che
si sono viste (o non si sono – ahinoi - viste) quest’anno al cinema o nei
festival in Italia sono state - fatta eccezione per alcune perle rare –
opere documentaristiche. Questo accade evidentemente perché il cinema, e con
esso il pubblico, comincia ad accorgersi dell’esistenza di un debito di
testimonianza nei confronti del mondo, nei confronti cioè di una società,
quella umana, che ci riguarda tutti, poiché sempre e comunque rappresenta
ciò che siamo. Un debito che il cinema di fiction raramente riesce a
colmare.
A saldare quest’obbligo di creatività ci ha provato, ottenendo ottimi
risultati, Parsifal Reparato, con il suo MAS ALLA’ DE LA SANTERìA, menzione
speciale all’ultima edizione del Procida Film Festival, la cui giuria ha
apprezzato “la delicatezza e la profondità con cui è stata raccontata una
storia difficile” come quella in questione.
Un cortometraggio autoprodotto che affonda le proprie radici
nell’antropologia visuale, in quel cinema di osservazione di cui è stato
maestro David Macdougall.
In MAS ALLA’ DE LA SANTERìA Reparato - e con lui Gustavo Santos Perèz,
protagonista e narratore - ci mostra, puntando l’obiettivo su Cuba,
l’esperienza di alcune persone affette da HIV e della loro lotta quotidiana
al virus, una lotta che passa inevitabilmente attraverso l’adesione alla
religione, la cosiddetta Santerìa, culto politeistico il cui influsso è
rintracciabile in un gran numero di espressioni culturali e artistiche
(dalla musica alla danza), basato sulla divinazione finalizzata, tra le
altre cose, alla salvaguardia della salute e alla cura delle
malattie. Il protagonista si racconta e ci racconta le ragioni che lo hanno
portato a farsi portavoce di una campagna di informazione sull’Aids che ha
ridato respiro alle vite di molti. E così scopriamo che a Cuba (dove le
persone affette da HIV rappresentano un numero nettamente inferiore non solo
a quello relativo alla stessa area geografica, ma a tutto il resto del
mondo, attestandosi a meno dello 0,1%), nel 2001 è stato approvato un
progetto educativo incluso nel piano di lotta nazionale contro l’HIV, il
progetto “Afroaché”, con lo scopo di promuovere attività di prevenzione e
informazione all’interno della comunità religiosa della Santerìa e che è lo
stesso Sistema Sanitario Nazionale a favorire un discorso sulle cure
alternative, affiancandole alla medicina classica e alla biomedicina.
Quello di MAS ALLA’ DE LA SANTERìA è un viaggio
per immagini attraverso le storie, le emozioni, le credenze, i riti, i
percorsi terapeutici di una comunità,
Un film etnografico che è esso stesso uno studio antropologico (il
documentario nasce nel corso di una ricerca sul campo durata 5 mesi per una
tesi di laurea in antropologia medica).
Un piccolo gioiello di antropologia visiva dallo sviluppo dei cui paradigmi
la cinematografia italiana avrebbe solo da guadagnare.
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Intervista
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Trailer
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