
La Sala
Stucchi dell'Hotel Excelsior è uno dei luoghi tradizionali per i
roundtable in cui s'incontrano registi ed attori presenti alla Mostra
del Cinema: il giorno di BLACK DAHLIA è piena di gente che saltella sulla
moquette. Tensione ed eccitazione, che poi si trasformeranno in placida
calma grazie a Brian De Palma e Scarlett Johansson: lei,
inaspettatamente, non è né la star da red carpet né la ragazzetta informe di
certe foto internettiane e sfoggia una bellezza tranquilla, non curata.
Sorpresa in positivo.
Mentre Mia Kirshner, Elizabeth Short nel film, si appropria di un non
meglio identificato "ruolo femminile principale" e risponde anche lei alle
domande poste solo al regista (!!!).
Hilary Swank non è al Lido e la sua mancanza si fa sentire.
Distribuiscono il libro agli intervistatori, in una bella nuova edizione con
fascetta promuovi-film: idea da ripetere nel futuro, goloso antipasto.
James Ellroy trasmette una puntuta carica emotiva, che emana
dagli occhi ravvicinati da squalo metropolitano, squalo in rosa. Vestito
color pastello molto Fifties, agitarsi compulsivo, ruotare senza sosta della
testa, simulazione - fallita - di superamento del trauma infantile
(assassinio della madre).
"Yo soy fashiiista! Duci, Duci!" sarà il suo improbabile esordio,
comunque simpatico: certe affermazioni è meglio ascoltarle dal vivo che
leggerle sub specie di farneticazioni su intenet.
Tira un'aria da "non si parla di politica e di argomenti che scottano", la
si respira ad ogni risposta.
Magari non era intenzione di tutti (quella di sviscerare delitti e atrocità
private e collettive), ma comunque attori-regista-scrittore si chiudono a
riccio.
Non tutti hanno il coraggio di Jonathan Demme o di Joe Dante...
Tre settimane dopo l'intervista è curioso andare a leggere i vari report
dell'incontro collettivo sulla stampa cartacea, che si lancia in
arditi "cut and paste" delle domande più interessanti: ma allora, che senso
ha proporre all'infinito, da parte di costoro, drammatici quesiti su
questioni epocali come "l'ultimo film italiano visto", o "quante volte va al
cinema alla settimana" o anche i fatidici "progetti futuri"?
SCARLETT
JOHANSSON
- Il ruolo che mi è stato
proposto mi ha subito affascinato e coinvolto molto e, in quanto non
ambientato nel presente, si potrebbe pensare che io possa aver studiato
Vivien Leigh, Shelley Winters o Bette Davis, ma in realtà non ho pensato
realmente a qualcuna di loro.
- Film recenti? Mi
è piaciuto il documentario UNCONVENIENT TRUTH, sulla campagna di Al Gore per
la sensibilizzazione sul tema dell'aumento della temperatura del pianeta.
- Non voglio essere "type-cast", non rientro in uno stereotipo: sì, sono
eclettica.
- Sono molto fortunata perché ho sempre potuto fare quelllo che volevo, fin
dall'infanzia, poiché ho iniziato da bambina a fare questo lavoro.
- L'unica cosa è che il mio IO è inattingibile, perché la stampa, chi mi
riconosce per strada e anche voi, qui, oggi, nessuno può pensare di
conoscermi veramente! E quindi niente o poco di quello che interpreto
rispecchia veramente quello che sono.
KMX Il fatto di essere rimasta fuori dagli Stati Uniti per così tanto
tempo, il fatto di viaggiare molto per lavoro - LOST IN TRANSLATION, MATCH
POINT, SCOOP e BLACK DAHLIA, e quindi Londra, Tokyo e la Bulgaria - ti è
servito, ti ha cambiato un po' o influenzato, arricchito in qualche modo a
livello personale o recitativo e lavorativo?
SJ
No, anzi. Al di là dell'arricchimento personale e del piacere di viaggiare.
In questo senso Londra mi è comunque piaciuta molto più della Bulgaria, per
esempio, se non altro perché il ricordo che ne posso avere è quello di buie
e fredde giornate durante le quali pioveva sempre... Lì non avevo un posto
in cui ritrovare me stessa e rifugiarmi. No, amo moltissimo la mia città,
New York, adoro ritornarci e non c'è niente di meglio che starmene nel mio
appartamento a Manhattan, dove ritovo me stessa, il mio ambiente e riconosco
la mia vera matrice culturale. Inoltre i miei migliori amici, il giro di
persone che mi sono più care, i miei ristoranti preferiti, beh, li ritrovo
tutti a New York... Non esito un istante se mi propongono film ambientati
nella mia città.
No, in
questo senso non sono cambiata, sono rimasta me stessa in questi ultimi
anni.
JOSH HARTNETT
-
Recitare con attrici belle e sensuali come Scarlett e avere scene di sesso
con loro è sempre un motivo in più per accettare certi ruoli!
- è da 6 anni che sono nel
progetto: prima c'erano 200 pagine di script, si pensava di girarlo in b/n,
il film doveva durare 4 ore e il regista era diverso. C'eravamo solo io e
Josh Friedman, lo sceneggiatore, e, come potete capire, era un progetto
completamente diverso.
- Brian De Palma è
sempre stato un punto di riferimento e il fatto che il film sia poi passato
in mano sue, per la regia, è risultato molto, molto stimolante.
KMX Sei stato ossessionato anche tu dalla Black Dahlia reale o da
quella di James Ellroy, è qualcosa che ti è entrato dentro e ti ha
condizionato, influenzato, colpito durante la lavorazione del film? Poi:
come fai "difenderti" da Hollywood e da Los Angeles, che sono realtà così
pericolose ed ambigue, così doppie, capaci di attirarti e condurti in
un retro dal quale, per i motivi più svariati, un attore rischia di non
uscire più, anche solo per il fatto di vivere una realtà fatta di gossip,
riviste, interviste, pubblicità, in cui vede continuamente la propria
immagine moltiplicata in tanti °doppi°?
JH
No, in realtà, a differenza di James, Brian e molti altri, artisti e non,
non sono mai stato ossessionato da questa vicenda, che ho cercato di
elaborare a un livello molto professionale, molto distaccato, anche se mi ha
consentito di tirare fuori e rendere esplicito il mio lato più °dark°, più
nascosto e scandagliare quella che è la mia complessità interiore, che non
sentivo ancora ben sfruttata nel mio lavoro da parte dei precedenti registi.
Come sai, sinora avevo interpretato ruoli da eroe, ruoli un po' troppo
fortemente caratterizzati in un senso univoco, un po' stereotipati, anche se
magari più giustificati dall'essere un attore giovane.è
importante mantenere questo distacco, in generale, per non rimanere troppo
attaccati al personaggio e farsi influenzare da esso nella vita privata e
nella realtà quotidiana. Per quanto riguarda la seconda parte della tua
domanda.. beh, devo dirti che il modo migliore di "difendersi" da Los
Angeles è quello di NON viverci!
E sto parlando solo della città e non di Hollywood: io, infatti, vivo a New
ork da un po' di tempo e la cosa mi permette di mantenere, anche in questo
caso, un certo distacco. In quanto a Hollywood... beh sì, effettivamente c'è
un lato oscuro del sistema che inquieta e dal quale, come dici tu, bisogna
difendersi, anche se forse le cose non stanno più come ai tempi di Elizabeth
Short, in cui qualcuno rischiava la vita se incontrava le persone sbagliate
o faceva scelte azzardate.
Non ho visto ancora nessuna "golden room" e mi auguro di non vederne...
Spero e credo che buona parte di quel "retro" (°backside°) di cui parli tu
se ne sia andato col tempo, non c'è più una vita notturna (nightlife)
"malsana", oscura, tutto è sotto le luci dei riflettori, anche perché è
cambiata Los Angeles e non si vive più molto per strada, non si va più in
giro di notte... Almeno, le star non lo fanno.

JAMES ELLROY
- Hi
ev'rybody! Who are you talking about? I'm wondering: Black Dahlia?" e,
cantando, "Betty...who killed you?
- I don't talk about politics, no Bush, no war in Iraq! I will never slag my
country in front of foreign journalists, right? The war in Iraq, president
Bush, America today did not exist in 1947. Black Dahlia has nothing to do
with America today, ev'rything to do with L.A. in 1947. No politics! I'm
very right-wing, don't bug me! Yo soy fascista...Duce, Duce!
- It's more Los Angeles in 1947, the year before my birth, that I love, more
than the whole America. And you all know the story: my mother was murdered
in June of '58, the case was never solved and I became obsessed with the
crime and the day of my 11th birthday my father got me Jack Webb's book "The
Badge", it contained a summary of the Black Dahlia murder case: it talked
about my mother and the Black Dahlia as one. Many years later I wrote the
book.
- The story of the Black Dahlia has haunted me very much. I got obsessed, it
was the foundation of my obsessions with L.A. and its criminal and social
history. It is of all my novels the most personal story that I have ever
wrote and Bucky is the most like me of any of my characters.
- It's portrayed well enough, in the movie. Watch Mr. Hartnett: he's always
thinking, he's always wondering, he's always measuring, he's always
calculating. He's someway passive, he's fisically courageous but only when
pushed to the ends of his psyche. Look at Mr. Hartnett: the eyes of the
haunted...are always moving. He has small eyes, like me! Small brown eyes,
but they're always going like this... (muove lo sguardo ripetutamente a
destra e a sinistra, N.d.R.). Your ability to understand this movie is
predicated on your ability to think at the pace of the characters.
- My obsession is a creative obsession but was realized over twenty years
ago when I wrote the book. It's not like I wake up every morning and I go
mmmhhhh, my mother was murdered, mmmhhh... Black Dahlia.... I'm a normal
human being! It's very easy for me to get obsessed by women, but it's ok,
life goes on!
- I'm writing the third volume of my Underworld Usa Trilogy, which is the
sequel of my novels "American Tabloid" and "The Cold Six Thousands"... I'm
writing as fast as I can and I'm not telling ya the title!
- I only enjoy crime movies, like THE CROUPIER, but it was six or seven
years ago...
KMX Is the character of Swank's father echoing the real George Hodel
(vedi prossimamente su Kinematrix la seconda parte di ONE SIDE MAKES YOU
LARGER, ONE SIDE MAKES YOU SMALL sul backworld hollywoodiano dietro
l'assassinio di Elizabeth Short e l'adesione di Ellroy, nel 2003, alla
versione fornita da Steve Hodel, figlio di George, famoso medico losangelino
amico di Man Ray e Walt Disney, accusato di vari reati sessuali da parte
della figlia, sorella di Steve, N.d.R.) and is the scene of the crime
in someway a version of the so-called "golden room" in Hodel's house?
JE I don't talk about who really killed Elizabeth Short. Anyway: no,
no direct connections with the figure of the father and the scene of the
crime. °George Hodel does not exist for me°, it's the best record I can give
you. I'm not interested in "who" killed the Black Dahlia...The one thing I
don't want to talk about in this tour is "who killed Elizabeth Short": I
don't care, I don't know, she's dead and the guy who killed her is not out
there killing women or, at least, not anymore and I can tell you that he's
not a risk for anybody now...
BRIAN DE PALMA
- Se vedo molti
film? Sì, adesso ad esempio sono appena tornato dal Festival di Edinburgo
dove ne ho visti circa 50 e ciò che preferisco è studiare quelli prodotti in
altri paesi, vado alla ricerca di attori, guardo le scenografie, ascolto le
colonne sonore... anzi, credo di essere l'unico regista nella storia del
cinema che va ai festival per vedere i film e mi dispiace di non potere
incontrare i miei colleghi e anche viaggiare con loro. Sono sempre solo...
- Film italiani visti? Mmmhhh... (silenzio infinito, N.d.R.)... No, no...
- Ho letto il romanzo una quindicina di anni fa e l'ho trovato un fantastico
noir, ma non adattabile, vista la sua complessità. Poi invece L.A.
CONFIDENTIAL mi ha convinto che quei problemi di sceneggiatura potevano
essere risolti cinematograficamente. Inoltre lo script di Josh Friedman e
James Ellroy, cui avevano già lavorato per più di cinque anni, era un buon
punto di partenza sul quale lavorare. Ho cercato di mantenere l'integrità
della narrazione e di raccontare, in forma breve, un po' tutte le storie
presenti nel libro, concentrandomi sul fatto che la Black Dahlia, Elizabeth
Short, è l'unico personaggio veramente onesto, perché tutti gli altri sono
in qualche modo degli imbroglioni, dei bugiardi e vanno direttamente
all'inferno, mentra B.D. è l'unico character verso il quale il pubblico
prova empatia. Per questo nel film le ho dato questo aspetto così luminoso e
si distingue da tutti gli altri per tale motivo
- Sicuramente quello che continua a mantenere viva la memoria di Black
Dahlia e che genera l'ossessione di molte persone, e anche la mia, sono le
immagini, le foto del cadavere, del viso sfigurato... Questo orrendo delitto
colpisce perché riguarda questa dolce e innocente ragazza che viene
smembrata e il corpo devastato viene lasciato lì, in mezzo a un prato e
questo è il motivo per il quale io ho mantenuto le foto del corpo così
com'erano, sino alla fine del film: per fare in modo che la gente capisca i
motivi dell'ossessione che perseguita i due protagonisti. Sono immagini che
ti rimangono impresse nella memoria per sempre, cosa che accade anche per i
poliziotti, in genere, e finiscono con il non liberarsene mai".
- Progetti futuri? TOYER, il film che dovevo realizzare anche a Venezia e in
Bulgaria, e il prequel di THE UNTOUCHABLES, con l'ascesa di Al Capone e il
suo rapporto con il personaggio interpretato da Sean Connery e finisce con
il massacro di San Valentino.
KMX (la domanda fa riferimento allo spunto iniziale di ONE SIDE MAKES
YOU LARGER, ONE SIDE MAKES YOU SMALL, in home page di Kinematrix, che mette
in relazione WHERE THE TRUTH LIES, MULLHOLLAND DRIVE e, appunto, BLACK
DAHLIA) Come spiega il fatto che negli ultimi anni siano uscite pellicole
noir come LE FALSE VERITA', MULHOLLAND DRIVE e il suo ultimo film, che
in qualche modo trattano figure di femmes fatales, di "doppi"
femminili tesi a rendere esplicita la doppia natura, solare e oscura, di
Hollywood e se pensa a possibili reciproche influenze tra esse?
BDP In realtà questo è un genere molto, molto difficile da
finanziare: storie dark, noir con femmes fatales come
protagoniste. In realtà sono storie che noi amiamo, che ci piacciono molto,
ma quelle che tu hai citato non sono neanche state un grosso successo dal
punto di vista degli incassi al botteghino, il che rende ancor più difficile
la possibilità di finanziarle. Se uno va a guardare quelli che sono stati i
film di questo genere negli anni Quaranta, si rende conto che all'epoca
venivano praticamente prodotti a catena, uno dopo l'altro, cosa che non
succede più nel sistema hollywoodiano. Questo tipo di sensibilità è venuta a
mancare e spero, mi auguro che non succeda ancora (come per il western e i
musical) e che passino di moda ancora una volta. Come dicevi tu è un momento
fortunato: speriamo che duri! In realtà questa specie di °revival° è partito
da L.A. CONFIDENTIAL, che però ha un happy ending, con la prostituta che
finisce con il detective, mentre nella maggior parte dei noir muoiono tutti
oppure rimangono segnati, marchiati a vita.

MIA KIRSHNER
- Il
film che ho preferito tra quelli visti di recente è LA PIANISTA (Haneke),
con un'attrice straordinaria, Isabelle Huppert, e la sua interpretazione mi
ha spezzato il cuore...
- Io vivo in Canada, a Vancouver, per sei mesi all'anno e devo dire che lì i
film italiani proprio non arrivano...mi spiace!
- Devo dire , senza sembrare troppo Polianna, che questo film all'inizio mi
terrorizzava e Brian mi ha fatto coinvolgere emotivamente al punto che in
alcune scene ero talmente spinta da Brian a provare nuove emozioni ed
espressioni, che quasi arrivavo a vomitare a causa della tensione! ("He
pushed, he pushed, he pushed...!", riferito a De Palma, N.d.R.)
- è sicuramente l'esperienza più importante che io abbia mai portato a
termine (ed Egoyan? N.d.R.) Tra l'altro ho visto molti film dell'epoca, con
Vivien Leigh, ad esempio, o Edy Lamarr, perché sicuramente Ellroy aveva
pensato a queste attrici per caratterizzare la Black Dahlia del film.
- Ho comprato una
casa a Parigi, adesso la sto ristrutturando e girerò un film lì, ma il fatto
di non vedermi molto sullo schermo dipende dal fatto che non ritengo di
dover lavorare a pieno regime e tengo sempre sei mesi per vivere la mia
vita, una vita normale, viaggiare... Se non fai altro che lavorare perdi il
contatto con il vero "te stesso..."

AARON ECKHART
Sguardi
di compassione da parte di Scarlett Johansson, silenzi, nessuna domanda e,
in risposta all'unico quesito postogli ("I tuoi prossimi progetti?"), il
povero Aaron se ne esce con un gelido
"I think I'll give up acting..."
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