CHOCOLAT
di Lasse Hallstrom
con Juliette Binoche, Johnny Depp, Judi Dench,
Alfred Molina, Lena Olin e Carrie-Anne Moss




recensione di
Francesca MANFRONI

Non c'è niente di più sensuale della cioccolata! Ma questa volta non è solo un simbolo dell'eros, quanto piuttosto del piacere in senso più ampio. E cioè del piacere di fare ciò che si vuole o meglio di essere come realmente si è. Ha questa morale la favola di Lasse Hallstrom, che ci racconta dell'arrivo di un'affascinante cioccolataia, Vianne Rocher (Juliette Binoche) e di sua figlia Anouk (Victorie Thivisol) in un piccolo villaggio del nord della Francia, dove vive una comunità chiusa e bigotta, degnamente rappresentata dal sindaco, nonché Conte De Reynaud, paladino della fede e aspro avversario della diversità. Vianne affitta la pasticceria di Armande (Judi Dench), unica abitante controcorrente dell'immobile villaggio, e la trasforma in un negozio di cioccolata. Ma è tempo di quaresima e il Conte non aspettava altro che una personificazione del demonio per dimostrare alla sua comunità la strada del bene e nello stesso tempo per poter scatenare una lotta personale contro il male, che lo tenga lontano dai suoi problemi. E così Vianne e i suoi prelibati cioccolatini finiscono per incarnare il peccato e il villaggio, capeggiato dal Conte, si divide tra i tanti seguaci della fede (il famoso gregge!) e i pochi coraggiosi che si lasciano affascinare dalla bella padrona del negozio, assaporando le sue deliziose creazioni e traendone il beneficio e il piacere del gusto. E sembra proprio che i cioccolatini di Vianne abbiano degli effetti taumaturgici, riuscendo a realizzare tutti i desideri più nascosti e inaccessibili di chi li prova. Quasi come se Vianne fosse una strega che prepara composti magici ricoperti di glassa. Ma i suoi poteri in realtà non hanno niente di misterioso e risiedono solo nella capacità di ascoltare e capire gli altri, di osservarli e cogliere i loro gusti. E il liberare le persone dalle proprie paure, tirando fuori i loro desideri, è esclusivamente il risultato del suo modo di porgersi nei confronti degli altri con amore, con gentilezza, con generosità e soprattutto con attenzione e senza giudizi. Tutto ciò è reso con estrema semplicità dal regista che, creando intorno a Vianne un alone magico, trasforma la storia in una favola piena di simboli. Niente di più simbolico, d'altronde, di una donna che rappresenta la trasgressione e che piano, piano affascina tutti, compreso l'integerrimo Conte, che cede alla tentazione divorando l'intera vetrina del negozio, in una scena poetica ed ironica allo stesso tempo e che ricorda, nella composizione e nel significato, un Bacco caravaggesco.



Ma niente passa senza lasciare un segno e la stessa Vianne sarà diversa, alla fine della lotta, anche grazie all'aiuto delle persone che lei stessa ha cambiato e all'incontro con Roux (Johnny Depp), un nomade che vive su una barca lungo il fiume e che le darà la possibilità di lasciarsi andare, assecondando anche lei i suoi desideri. Infatti, malgrado Vianne giri il mondo portando con i suoi cioccolatini il sollievo della liberazione, è lei la prima a trovarsi incastrata nelle sue paure e le vicende che vivrà nel villaggio l'aiuteranno a superare ogni resistenza e a vivere serena, senza sentire più il bisogno di scappare.



Candidato a 5 premi Oscar (miglior film, miglior attrice protagonista, Juliette Binoche, miglior attrice non protagonista, Judi Dench, miglior sceneggiatura non originale, Robert Nelson Jacobs, miglior colonna sonora, Rachel Portman), questo film risulta equilibrato grazie al perfetto dosaggio di ironia e profondità che permette di perdonargli qualche scivolata retorica e furba. E la sua forza sta anche nella possibilità di leggerlo a vari livelli. Non mancano nemmeno alcune scene intense come quella della festa sulla barca in cui Johnny Depp e Juliette Binoche ballano al ritmo di una musica gitana.


IL VOTO DI KINEMATRIX: 26/30

___________________________________


CHOCOLAT
di Lasse Hallstrom
con Juliette Binoche, Johnny Depp, Judi Dench,
Alfred Molina, Lena Olin e Carrie-Anne Moss


recensione di
Elena SAN PIETRO

E' stato uno dei film più amati dal pubblico. In effetti si tratta di una fiaba molto ben raccontata che si avvale di due personalità adorabili e molto cinematografiche: Juliette Binoche (una delle vere regine del festival) e Johnny Depp, che, purtroppo, qui non si è visto (pena la sommossa delle trepidanti ragazzine in coda intorno alla passerella).
Il titolo, nella su
a semplicità, definisce un'atmosfera ed un luogo: una cioccolateria, uno di quei paradisi terrestri che ogni tanto vediamo scintillare in qualche stradina laterale. Raramente ci concediamo di entrare, il senso di colpa ci invaderebbe e allora ci accontentiamo di assaporare il dolce frutto del peccato attraverso le immagini del film. "Eppure il cioccolato fa bene!" spiega la principessa Binoche, "non solo è antidepressivo, ma contiene tanto magnesio! Un cioccolatino è un regalo che ognuno di noi dovrebbe concedersi almeno una volta al giorno".



Questa dichiarazione d'amore al cioccolato l'ha sicuramente aiutata ad entrare nel suo personaggio: una donna forte ed indipendente, con figlia a carico, che gira il mondo seguendo la direzione del vento. La sua missione è aiutare le persone a stare meglio, a volersi bene, ad accettarsi e a diventare responsabili delle propria scelte. In questo frangente il cioccolato certamente aiuta. Nel film Juliette è il gestore di una cioccolateria ed offre cioccolatini finissimi come portafortuna: ogni dono è diverso dall'altro, così come ogni persona che mette piede nel negozio; la protagonista ha la capacità di capire immediatamente ciò di cui hanno bisogno, oltre ad un po' di dolcezza.
CHOCOLAT è anche una riflessione, non troppo impegnata, sulla tolleranza, sulla capacità di superare le gabbie culturali e religiose, la paura del diverso, i facili moralismi dietro cui mascheriamo le nostre paure personali. E vissero tutti felici e contenti…


IL VOTO DI KINEMATRIX: 26/30