"Il
perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da
lungo tempo, a ciò che ci è familiare".
(Sigmund Freud, “Il Perturbante”, 1919)
"Das Unheimliche", meglio noto come il perturbante, ovvero l’inquietante,
l’insolito; qualcosa che ha a che fare con lo spaesamento, con il non
sentirsi a casa propria in ciò che fino a quel momento era consueto; un
opacizzarsi repentino del familiare, che diviene, ad un tratto, noto ed
estraneo.
LA VITA CRONICA portata in scena dall’Odin Teatret di Eugenio Barba è uno
spettacolo perturbante dall’inizio alla fine.
«A volte ci si sente stranieri anche a casa propria. Io mi sentivo straniero
dove ero cresciuto perché ero orfano [...] Il teatro per me all’inizio è
stato un alibi, una maschera che mi serviva per difendermi dalle persone che
vedevano in me uno straniero» ha dichiarato Barba.
Ad attendere il pubblico sul palco del Teatro Vascello di Roma una donna che
esorta il pubblico ad accomodarsi dietro le quinte. Là dove Eugenio Barba in
persona invita gli sbigottiti spettatori a prendere posto su file di sedili
posizionate su quello che dello spazio scenico è solitamente il retro, in
una (con)fusione tra fuori e dentro, tra superficie e profondità. Gli attori
recitano in mezzo (verrebbe da dire in braccio) agli spettatori, lasciando
emergere i limiti della visione umana, priva di uno sguardo panoramico che
consenta di osservare per intero ciò che avviene sulla scena.
Uno spettacolo ad alto tasso di tensione, tra sparatorie, canti, grida,
incendi, lanci di oggetti e un vorticoso maneggiare di sassi e lastre di
ghiaccio, apparizioni e sparizioni di ogni tipo.
Fondato nel 1964 a Oslo da quello che è considerato uno degli ultimi maestri
viventi del teatro contemporaneo, L’Odin Teatret raccoglie oggi attori
provenienti da più di dieci paesi, che hanno fatto del progetto pedagogico e
antropologico fondato sul confronto, lo scambio e l'acquisizione di diverse
culture e tradizioni performative il nucleo della loro ricerca.
«Nel teatro della reciprocità ognuno di noi ha un valore, una dignità che
può essere manifestata attraverso segni culturali e questi segni possono
essere canti, poesie, musiche. In tutto il mondo appena gli esseri umani si
ritrovano insieme si mettono a cantare e a ballare. Quando parliamo di
cultura dobbiamo parlare di cerimonie che uniscono e rivitalizzano i legami.
E questo tipo di teatro non ha niente a che fare con un testo da imparare
con spettatori paganti, ma riguarda l’arte di costruire relazioni,
soprattutto nelle regioni dove il teatro non ha nessun valore e le persone
non vanno a vedere gli spettacoli».
Quello di Barba è un teatro che lavora con il testo e non per il testo, «nel
senso che il testo è una delle tante lingue, lavora con tutto quello che può
essere una struttura dinamica dello spettacolo». Un teatro che,
perfettamente in linea con la lezione grotowskiana, si concentra sulla
radice più profonda dell'atto teatrale: gli attori di fronte agli
spettatori.
LA VITA CRONICA (dedicato alle scrittrici russe Anna Politkovskaya e Natalia
Estemirova, assassinate da sicari nel 2006 e 2009 per la loro opposizione al
conflitto ceceno) prende le mosse dal testo della danese Ursula Andkjaer
Olsen per raccontare le sconcertanti vicende di una costellazione di
individui di provenienze diversissime (una Madonna Nera, la vedova di un
combattente basco, una rifugiata cecena, una casalinga rumena, un avvocato
danese, un musicista rock delle isole Faroe, un ragazzo colombiano in cerca
del padre scomparso, una violinista di strada italiana, due mercenari), che
si incontrano e si scontrano in luoghi-non luoghi nell’anno 2031
in seguito alla terza guerra civile.
Portatori di storie, portatori di mondi, di orizzonti di senso, di utopie e
di ucronie: i personaggi de LA VITA CRONICA provengono dal futuro. Un futuro
che guarda al passato, che porta con sé la speranza di un cambiamento,
l’innocenza e la crudeltà che abita ogni essere umano. Quel tutto che, per
dirla con Schelling, potrebbe restare segreto, nascosto, e che invece è,
attraverso l’arte, affiorato. |
LA VITA CRONICA con Kai Bredholt, Roberta
Carreri, Jan Ferslev, Elena Floris, Donald Kitt, Tage Larsen, Sofia
Monsalve, Iben Nagel Rasmussen, Fausto Pro, Julia Varley, regia Eugenio
Barba, Testi: Ursula Andkjær Olsen e Odin Teatret, Attori: Kai Bredholt,
Roberta Carreri, Jan Ferslev, Elena Floris, Donald Kitt, Tage Larsen, Sofia
Monsalve, Iben Nagel Rasmussen, Fausto Pro, Julia Varley, Dramaturg: Thomas
Bredsdorff, Consigliere letterario: Nando Taviani, Disegno luci: Odin
Teatret, Consulente luci: Jesper Kongshaug, Spazio scenico: Odin Teatret,
Consulenti spazio scenico: Jan de Neergaard, Antonella Diana, Musica:
melodie tradizionali e moderne, Costumi: Odin Teatret, Jan de Neergaard,
Direttore tecnico: Fausto Pro, Assistenti alla regia: Raúl Iaiza, Pierangelo
Pompa e Ana Woolf, Regia e drammaturgia: Eugenio Barba |